Il secondamento
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Dopo la nascita del bimbo bisognerà attendere ancora qualche evento, importante quasi quanto il parto stesso, prima del meritato riposo.
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La placenta, l'organo che ha nutrito e ossigenato il bambino per tutta la gravidanza, si distacca dalla parete dell’utero (che continua a contrarsi) e viene espulsa spontaneamente, anche se è necessario mettere in atto alcuni accorgimenti e importanti norme di assistenza.
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La perdita di una cospicua quantità di sangue (fino a 500 cc) durante l’espulsione è da ritenersi normale, in quanto i grossi vasi che hanno irrorato la placenta per nove mesi terminano la loro funzione.
Che cosa succede durante questo periodo
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Dopo pochi minuti dalla nascita, l'utero si contrae per espellere la placenta, il cordone ombelicale e le membrane. Questo avviene in 4 tempi:
- distacco della placenta,
- caduta nella parte inferiore dell'utero,
- passaggio in vagina e, infine,
- espulsione degli annessi placentari, inevitabilmente associata a una discreta perdita di sangue.
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La durata del secondamento può variare da pochi minuti a un ora; in media ci vogliono 20 minuti.
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Successivamente l'utero si contrae, provocando un effetto “emostatico” muscolare che previene un'eccessiva perdita di sangue dalla zona di distacco della placenta, e forma il cosiddetto "globo di sicurezza" (per la forma tondeggiante assunta dal corpo dell’utero)
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La placenta espulsa viene in seguito esaminata per accertarne l’integrità e controllare che non ne siano rimasti residui in utero: tale eventualità può essere, infatti, causa di emorragia.
Cosa fa chi vi ha assistito (ostetrica o medico) durante il parto
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Controlla la perdita ematica e, se necessario, svuota la vescica con il catetere.
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Quando la placenta si stacca, ne facilita la fuoriuscita con una modica trazione sul funicolo e poi la ruota più volte unitamente alle membrane. Raramente può essere necessario facilitare l'espulsione con una spremitura dell'utero un po' fastidiosa.
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Se l'utero non è ben contratto, per prevenire emorragie, esercita un massaggio esterno con la mano sul fondo.
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Quando necessario, rimuove eventuali residui di placenta e membrane con batuffoli sterili, montati su una pinza ad anelli.
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In alcuni ospedali viene effettuata un'iniezione intramuscolare che permette un'ulteriore contrazione dell'utero.
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Quando è stato necessario il taglio (episiotomia) per facilitare la nascita del bimbo, pratica un'ulteriore anestesia locale prima della sutura.
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Esegue la sutura (episiorrafia) della ferita, sotto anestesia locale. L’operazione può durare abbastanza a lungo perché è una specie di ricamo che va effettuato con cura per ricollegare correttamente i muscoli.
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La levatrice vi darà una borsa del ghiaccio per ridurre il gonfiore e dei pannolini per tamponare il sangue che continuerete a perdere per più giorni, simile al flusso di una mestruazione abbondante. La durata di queste perdite vaginali (lochi) varia molto da donna a donna. Alcunesanguinano per alcuni giorni, altre continuano anche per cinque o sei settimane.
Cosa farete durante questo periodo
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Anche se siete stanche, dovete compiere ancora un piccolo sforzo: inspirare, trattenere il respiro e nello stesso tempo spingere per facilitare la fuoriuscita della placenta e delle membrane
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Non preoccupatevi se subito dopo avvertirete brividi molto intensi. Probabilmente causati dal passaggio di piccole quantità di liquido amniotico nel sangue, sono assolutamente normali, passano nel giro di pochi minuti e con l'impiego di qualche coperta
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È molto importante che siate particolarmente rilassate durante le manovre di "pulizia" dell'utero, l'anestesia locale e la sutura
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In molti ospedali si procede subito alla toeletta della madre e del neonato. In alcuni ospedali questa prassi sta ora cambiando e spesso si dà ai genitori l’opportunità di starsene per un’oretta tranquilli con il loro bambino subito dopo le cure essenziali. La pulizia avverrà più tardi.
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